venerdì 5 febbraio 2010

(I can't get no) contradiction!

Luca Barbareschi, nel monologo iniziale della prima puntata del suo nuovo talk televisivo, copia Spinoza.it, recitando peraltro malissimo le battute. Questo fa del suo "Barbareschi Sciock" ciò che fin dapprincipio io sospettavo: una tragedia annunciata.

Il plagio è un fatto ignobile e senz'altro insopportabile, ma c'è anche un aspetto ben più grave. Anche di Barbareschi.

Nel monologo iniziale, come detto copiato, Barbareschi fa battute satiriche - piuttosto innocue, ad esser precisi - sull'attualità. E lo fa mentre contemporaneamente è deputato del PdL alla Camera. Le due cose sono inconciliabili e contraddittorie e danno il là ad un triplice manifestarsi di aspetti, uno grave, uno molto grave e uno gravissimo. Facciamo un rapido esempio di ciò che potrebbe accadere durante il suo talk show.

Aspetto grave: Barbareschi fa una battuta satirica sul leggitimo impedimento, una battuta che mette in cattiva luce il provvedimento stesso, ma poi alla Camera - in quanto deputato del PdL - vota a favore di quel provvedimento. Qui ci si trova di fronte ad una contraddizione oltrechè di una ambiguità. Se la satira è - e lo è - espressione del libero punto di vista, qui Barbareschi non ci farebbe capire appieno il suo: è contro il leggittimo impedimento (motivo per cui fa la battuta satirica) o ne è a favore (motivo per il quale vota a favore del provvedimento in Parlamento)? Mi dispiace, Barbareschi, ma questa ambiguità alla satira non è concessa.

Aspetto molto grave: Barbareschi non fa alcun riferimento al legittimo impedimento. Proprio perchè deputato di quel partito politico che sta cercando di approvarne il provvedimento. Può la satira accettare un tale atteggiamento? Potrei essere maleducato e dire "no!", ma sarò pacato e dirò invece: ma neanche per sogno!! Il legittimo impedimento è senz'altro materiale satirico, va analizzato con gli strumenti della satira, strumenti che sono sempre impostati su un fronte di conttrapposizione al potere. Barbareschi è connivente a quello stesso potere che dovrebbe mettere alla berlina, quindi evita l'argomento per non porsi in contraddizione. Questo è inaccettabile, dal punto di vista satirico.

Aspetto gravissimo: Barbareschi fa la battuta sul legittimo impedimento e il PdL ne approfitta per sottolineare come "all'interno del partito c'è massima libertà di espressione". In questo modo la "satira" - tra virgolette: in realtà non la è - presta il fianco ad una volgare banalizzazione e fa il gioco del potere, annullando il suo valore dirompente. Ci troviamo di fronte ad un'artista che banalizza un genere letterario che ha radici millenarie per dare manforte alla sua parte politica. Questo non solo è intollerabile, ma è volgare e squallido. Per questo non è lecito che si faccia satira su giornali di partito - Il Giornale, L'Unità - o su altri quotidiani che con i partiti di massa hanno collusioni - La Repubblica, Il Corriere della Sera.

Chi fa satira non può avere appartenenze partitiche. L'unico modo che ha la satira per mantenersi limpida e vitale è che chi la fa si mantenga indipendente, sempre. Quindi, due sono le cose: o Barbareschi smette di fare satira (e sarebbe un bene) o smette di fare il deputato del PdL (e sarebbe auspicabile). Deve rompere la contraddizione. Se no è troppo comodo.

La satira non è comoda: è un assunzione di responsabilità. Troppo comodo farla col culo al caldo.