domenica 12 febbraio 2012

Morituri sunt.

Scrivo canzoni. Collaboro con Battisti da quando è morto. Lo faccio perchè mi ha dato particolarmente fastidio che Mogol abbia dichiarato che non collaborerà più con lui, dopo la sua dipartita. Questa è discriminazione nei confronti dei morti. Perchè un artista morto non può più lavorare? Da quando è deceduto, nessuno fa più recitare Vittorio Gassman. E pensare che, anche in decomposizione, oscurerebbe di gran lunga Fabio Volo! (Cristian De Sica ha dichiarato che, dopo morto, il suo sogno è quello di girare "Natale all'Inferno"; ma purtroppo per lui, Lucifero gli ha già negato la location.) Il campo artistico è lasciato a se stesso, senza regolamentazioni di nessun genere. Nessuno interviene in maniera netta per evitare le morti bianche in questo ambiente. Ricordiamo per esempio Amy Winehouse, morta di sincope da swing. E del tutto sottovalutate sono anche le malattie preofessionali legate all'ambiente: stress da party sfrenati, tendiniti da red carpet e crisi artistiche. Justin Bieber, ignorato dalla solidarietà, convive da anni con una dermatite da abuso di make-up.

Ma il caso che più sconcerta è quello relativo alla morte di Vasco Rossi. Ipocritamente, lo star business sorvola sul tragico evento e arriva addirittura a festeggiarne i sessantanni. Ma Vasco non è più tra noi. Il cantante di Zocca è morto nel 1999 e da allora è diventato un ectoplasma che infesta malignamente la musica italiana. Perchè a lui è concesso lavorare anche dopo la morte e a Battisti no? (Lo dico per pietà umana, non per calcolo opportunistico: vedere quella salma struggersi ogni giorno per non potersi esprimere, sbriciola il cuore. Il suo.) Non si può accettare questa disciriminazione! Esiste forse una casta anche nel mondo della musica? Una casta che ci obbligherà, un giorno, ad ascoltare Tiziano Ferro e Jovanotti anche dopo il loro funerale (che verrà tenuto segreto). Tutto questo non è accettabile. Lunga morte agli artisti morti e basta discriminazione!