lunedì 24 dicembre 2007

"Merda Salvi" (enciclica papale)

Merda Salvi
Traduzione dal latino di Andrea Stivi

Introduzione
1. Viviamo in un mondo in cui il relativismo culturale ci ha insegnato che esistono luoghi del decoro, luoghi della pulizia che vanno idolatrati come dèi incontestabili. È chiaro che non possiamo rimetterci a cotanta relatività del meditare umano, nemmeno possiamo garantire campo aperto a questa nuova dottrina che vorrebbe l’esecrabile come elemento esterno alle nostre esistenze.
2. Chiarito detto punto, dobbiamo arrivare a capire quanto la nostra esecrabilità, tramite espulsione di sostanze organiche, stia in vece della nostra purezza, quasi a raccomandarcela, perchè stella polare della nostra stessa esistenza corporea.
3. In altre parole, parliamo di coprologia.
4. In altre parole, parliamo di merda.
5. In altre parole, vi invitiamo a sedervi sulla tazza e spingere.
6. Dopotutto, è liberatorio.

La merda è speranza
7. Vive nell’evidente imbarazzo del non esprimersi appieno, colui che tramite igiene cerca di sottrarsi alla perniciosità della sua stessa produzione corporale. Molti tendono a creare coproliti ma a non parlarne in pubblico, quasi si trattasse di un argomento sconveniente. Esseri tristi, hanno smarrito la via – o sembrano averlo fatto – della tazza. Persone inclini alla stitichezza programmata, cercano di avvalersi di questo "non expedit" rettale giusto per eliminare l’argomento ferale dalle loro disquisizioni pubbliche. Pallido tormento, il loro.
8. Generare è fondamentale nella vita sana di ogni uomo padrone del retto. Al di fuori di questo, c’è solo tristezza e costipazione. Perdere questo punto fermo della propria esistenza, porta irrimediabilmente alla disperazione. Riporre nella coprologia la propria esistenza, informa la propria esistenza dell’unica verità possibile: la merda è speranza.

Il concetto di merda basata sulla fede nel Nuovo Rilassamento e nella Cloaca primitiva
9. Bisogna riprendere visione della propria corporalità, oggi è più necessario che mai. Le vecchie tecniche di esportazione delle proprie scorie organiche hanno storicamente lasciato campo aperto allo spazio del silenzio riguardo a ciò che si fa seduti su di un sanitario. Ed è una tesi filosofica inconcepibile oltreché, oggigiorno, impraticabile. Per cui, qui si vuole attuare un nuovo percorso di fede, quasi a riallacciarsi a quello vecchio come continuum che però denoti rinnovamento. Date sfogo ai vostri muscoli addominali. Lasciate spazio al vostro sfintere e quindi esaltatene le doti nell’agora della vostra vita pubblica. Questa è la via che dovete seguire. Se non lo fate, abbandonate quella via che è da sottotesto – e titolo – di questa enciclica: la merda salvi.
10. Tempi andati, quelli della Cloaca primitiva. Quando il momento del raccoglimento era quasi esplicitamente pubblico, con il ricovero posto all’esterno dell’abitazione, cosicché i vicini avessero a vedere il vostro traffico di esecrato nel vostro volgere quotidiano di abitudini. Non si poteva mentire. Tutto era alla luce del sole – o quasi, altrimenti si disseccava, e non era bello. Anche allora qualche pudore esisteva, così da dimostrare che esibire le proprie doti di defecatore non fa di noi degli adepti della sconcio, pratica eretica.
11. "Sono andato di corpo quattro volte, oggi. Ho la diarrea." Frasi come queste non devono essere più pronunciate con vergogna, e chi le ascolta non deve più reagire con al massimo un moto di compassione, quasi che chi le pronuncia sia malato. Parleremo di dissenteria con entusiasmo, e le nostre performance saranno sottolineate da espressioni di stupore.

La merda eterna – che cos’è?
12. Ogni concetto ha bisogno di secolarizzarsi. Ma si può dire lo stesso dell’escremento? Un escremento che si secolarizza, è un escremento che non olezza. E un escremento che non olezza, è un escremento che non è sano. Parlatene con gioia! Non esitate ad esaltarvi sulla tazza del water!
13. Come esaltarvi? Come dopo un goal di Kakà.
14. Che l’escremento venga utilizzato come aggettivo dalle connotazioni negative ("Che mondo di merda"; "Vita di merda"; "Uomo di merda") è una pratica che deve finire.
15. Solo attraverso il superamento del binomio escremento-schifezza, potremo giungere a rendere duraturo ad infinitum l’elogio incondizionato del frutto concreto del nostro corpo.
16. A questo siamo chiamati, cari fedeli.

La merda è individualistica?
17. "Chi non piscia in compagnia, o è un ladro o è una spia."
18. Partendo da questa frase, affrontiamo il nuovo punto dell’enciclica: l’escremento è individualistico?
19. Qualcuno di voi ha mai sentito pronunciare la medesima frase che apre questo capitolo con la seguente modificazione di vocabolo? "Chi non caga in compagnia, o è un ladro o una spia." E’ una frase estranea alle nostre conoscenze quotidiane. Perchè il defecare resta, nell’atto di compierlo, un atto privato ed intimistico, di rapporto stretto persona-sfintere, un confine che non va mai travalicato.
20. Questo ancora una volta per distinguerci dallo sconcio, come già detto pratica eretica.
21. Detto questo, è fuori discussione che l’esaltazione della propria defecazione debba assumere nella società amante dell’assoluto una connotazione pubblica, di rallegramento collettivo. Una partecipazione che funge allo scopo di dare l’importanza che la produzione dell’escremento necessita. È fatto imprescindibile.
22. Dunque, l’escremento parte da una connotazione intimistica – il defecare – per arrivare ad una connotazione pubblica – l’esaltazione dell’atto. Ergo, l’escremento parte da un carattere individualistico per giungere poi ad un carattere comunitario.

La trasformazione della merda nel tempo moderno
23. E’ altresì evidente come il concetto di escremento sia cambiato nei tempi. Dalle fogne a cielo aperto si è passati a più rinomate fogne chiuse, interrate, nascoste. L’escremento, l’esecrabile, va contenuto in luoghi dove la sua vista sia celata e il suo olezzo sia celato. Questo ha cambiato di molto il nostro rapporto con esso.
24. E de facto la merda è sparita dalle disquisizioni pubblico. Come materiale di cui si deve aver vergogna. Come produzione corporea sconveniente all’intellighenzia. Perchè non culturale. Perchè non opportuna. Bisogna ridare all’escremento la dovuta posizione sociale e pubblica che merita.
25. Basta essere in imbarazzo quando si va a portare le proprie feci ad essere analizzate. Esibiamole con esultanza, con entusiasmo. Facciamo del nostro escremento la prova della nostra vitalità. Spirituale come il più alto degli atti, la defecazione – ed il suo prodotto – devono ergersi a struttura principe della nostra integrità.
26. Merda è salute.

La vera fisionomia della merda
27. Come si presenta l’escremento? Con un plop sacrale.
28. Ma fisionomicamente? Ci sono varie tipologie.
29. L’escremento può essere di colore marrognolo, di costituzione più o meno rigida e di connotazione fumante, dal cui effluvio deriva l’olezzo che la caratterizza. L’olezzo di questo tipo di escremento è di sicuro potente e stuzzicante per l’olfatto ma ne esistono di altre forme che emanano un odore superiore e che danno ancora più vigore all’arte della defecazione.
30. Esiste l’escremento verdognolo, di costituzione meno rigida, e di olezzo superiore. Chiedete al vostro medico cosa significhi. Io sono solo un metafisico.
31. La liquefazione dell’escremento è segno di malessere. Ma è temporaneo. Si può arrivare a produrne quantità davvero sorprendenti. Ed è questo che dev’essere l’atteggiamento giusto di fronte a questa forma del nostro esecrabile: sorpresa di se stessi, stupore della propria produzione. Inveire contro di essa è un atteggiamento sbagliato. Pensate ai poveri stitici, in codesti casi. Fate memoria a voi stessi che, in qualche momento della vostra esistenza, l’escremento ha rifiutato di essere generato dal vostro corpo. Vedrete il tutto sotto una nuova prospettiva.
32. In caso di stitichezza delle viscere, usate un purgante.
33. Non bastasse, affidatevi ad un clistere. Di solito, funziona.
34. Abbiamo parlato di forma, colore ed olezzo dell’escremento. Ma che dire del sapore? Un attimo che assaggio, poi vi ragguaglio.
35. Mmmmmm... Sa di Papa...
36. Fate una foto del vostro escremento. Appiccicatevela alla fronte. Scendete in strada e mostrate al mondo ciò che le vostre viscere hanno generato. Non abbiate tema di passare per stolti. Siete nel giusto. Siete orgogliosi. Questo è il monito. Siate orgogliosi di ciò che producete.
37. Che sia marrognolo e rigido, che sia verdognolo e quindi un po’ più loffio, che sia liquido e diarroico, non temete di esibire il vostro prodotto. Siete quello che mangiate. E quello che mangiate diviene prima o poi escremento.
38. Ripeto: esibite ciò che producete.
39. Spirito e corpo, cercate di tenerlo a mente, si riuniscono nell’atto di defecare. Perchè provarne vergogna?
40. Bene, ora... spingete.

Luoghi di apprendimento e di esercizio della merda
41. L’apprendimento dell’escremento è un fatto che nella nostra società detiene un tabù invalicabile. Ma ci sono luoghi in cui si apprende l’atto a venire del defecare. Uno di questi è la tavola: mentre mangiate, potete – e dovreste, se foste uomini che hanno il controllo del retto – già immaginare ciò che il vostro escremento sarà. La sua costituzione. Mangiate fagioli. Il vostro defecare sarà pura gioia.
42. Una altro luogo dell’apprendimento è senz’altro il letto. Mentre dormite, le vostre visceri lavorano nello scindere ciò che avete mangiato, consumarlo per deteriorarlo e quindi decomporlo in ciò che poi diverrà il vostro escremento. Non dileggiate questa forma di apprendimento dell’escremento. Perchè, mentre riposate, il vostro organismo si prepara a generare. Cosa c’è di più nobile e sacro?
43. L’esercizio della merda di esegue seduti sul water. Pur non essendo un atto di genuflessione vero e proprio, voi vi piegate di fronte alla sacralità della liturgia che state affrontando. Fatelo con serenità ma con devozione al contempo. Non va dileggiato. È un luogo del raccoglimento. Il vostro momento intimo di congiunzione con il sacro.
44. Per questo vi sconsiglio l’utilizzo della turca. La scomodità dell’atto toglie concentrazione, e vi fa sfuggire l’elemento sacrale. Dovete essere consapevoli di ciò che fate. Controllare ogni contrazione del corpo. Dite un Ave Maria. Non può farvi che bene.
45. Defecare negli urinatoi, invece, non sta bene.
46. Perchè dovete dimenticare – è imperativo – lo sconcio. L’eresia vi porterà lontano dalla vostra consapevolezza, vi porterà all’esaltazione di una obliqua concezione dell’atto. Non fatelo! Oh, per l’amor di Dio, non fatelo!
47. Vi prego...

Merda, stella della speranza
48. Direte: "La merda non riluce." Non diciamo corbellerie. Avete mai provato ad ingoiare una lampadina al neon. Fatelo, poi mi dite. Vedrete che sarete costretti a rivedere la vostra posizione.
49. La merda riluce di salute. Un uomo regolare è un uomo sano. Ricordate queste mie parole.
50. E ora, miei fedeli, andate pure a cagare in pace.

"La merda è la pietra filosofale della satira"
Dario Fo

Lettura critica:
Gargantua, di Francois Rabelais.

Nessun commento: